The New Gastronome

Aliment-animazione

Il rapporto tra Hayao Miyazaki, Film & Gastronomia

Ricordo chiaramente il primo film di Miyazaki che ho visto. Avevo circa sei anni e mezzo ed ero seduta sul pavimento del soggiorno a casa dei miei cugini. Era sera e Cartoon Network trasmetteva per la prima volta la versione doppiata in inglese del film vincitore del Premio Oscar La città incantata (2001). Era un momento importante. Sedevo in compagnia dei miei parenti e guardavo il film con voracità. Nell’arco di circa 125 minuti (tralasciando le comunicazioni commerciali) mi sono sentita pervadere non solo da un crescente senso di meraviglia per gli spiriti dello shintoismo e per il folklore giapponese ma anche da una straordinaria curiosità per la gastronomia giapponese. Avendo origini asiatico-americane, ero stata abbastanza fortunata da entrare in contatto fin da bambina con la cucina giapponese globalizzata, come ad esempio il sushi. Tuttavia, il senso di confusione che La città incantata mi aveva lasciato era ben aldilà di ciò che potessi inizialmente comprendere a quella giovane età. Perché mai mi veniva l’acquolina in bocca per delle animazioni? Ma soprattutto perché bramavo cibi che non avevo mai assaggiato prima? 

 

A volte indicato come il ‘Walt Disney giapponese’, il leggendario regista Hayao Miyazaki e il suo studio cinematografico Studio Ghibli continuano ad affascinare spettatori da tutto il mondo. Dagli incantevoli racconti di foreste in Il mio vicino Totoro (1988) e Nausicaä della Valle del vento (1984) all’azzurro infinito del mare e del cielo in Ponyo (2008) e Kiki – Consegne a domicilio (1989), lo stile di Miyazaki evoca un senso di realismo magico attraverso la valorizzazione della bellezza, del misticismo e dell’avventura nascosta che sono insiti nella vita di tutti i giorni. I film di Miyazaki acquisiscono un valore aggiunto per la loro capacità di rappresentare ed approfondire in modi adatti a spettatori di ogni età temi più articolati e complessi come la guerra, il femminismo, l’ambientalismo e simili. La ricchezza della narrazione, l’animazione estremamente dettagliata e le partiture musicali stravaganti sono solo alcuni dei molti motivi per apprezzare ed amare i film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli. 

 

Tra le molteplici ragioni una mi tocca in modo particolare: l’ossessione di Miyazaki per il cibo e la sua rappresentazione. Non è certo un segreto che Hayao Miyazaki abbia un debole per le molteplici dimensioni del cibo e dell’alimentazione; anzi, a volte è difficile da ignorare. Ricche bento box, onigiri (palline di riso) pieni da scoppiare, ciotole di ramen fumanti, carni arrosto croccanti, succulenti banchetti di frutti di mare e soffici dessert sono solo alcune delle scene che vi aspettano nei suoi film. 

 

A. D V. E. R. T. I. S. I. N. G

 

 

L’aspetto del cibo che sembra particolarmente rassicurante e nostalgico nei film di Miyazaki e dello Studio Ghibli consiste nel fatto che colgono e rappresentano tutto il suo idealismo nell’ambito dei vari stadi del sistema alimentare. Sembra che ogni alimento sia pieno, perfetto e dai colori vivaci – il diretto risultato di tutto l’amore e la cura che i personaggi del film emanano quasi senza sforzo. I pomodori sono scarlatti, le melanzane viola e tutti i frutti della terra hanno sorprendentemente ricevuto la giusta quantità di sostanze nutritive e luce del sole. Ogni spuntino o pasto minimalista appare eccezionale, nonostante faccia parte della vita di tutti i giorni. Un semplice onigiri in La città incantata e un obento in Il mio vicino Totoro si trasformano, mentre un umile stufato rustico, fatto con pochissimi ingredienti in La principessa Mononoke (1197) sembra essere la cosa più appetitosa del mondo. 

 

“Non è certo un segreto che Hayao Miyazaki abbia un debole per le molteplici dimensioni del cibo e dell’alimentazione; anzi, a volte è difficile da ignorare.”

 

Nonostante la discussa semplicità della cucina giapponese, i film di Miyazaki e dello Studio Ghibli mostrano una vasta gamma di contesti gastronomici e culinari. Nel panorama culinario giapponese ci sono moltissime sottocategorie che dividono ed organizzano la cucina giapponese e le esperienze che questa può offrire. Il Washoku, che indica piatti considerati esclusivamente parte della ‘cultura dei cibi autoctoni giapponesi’ è in forte contrapposizione con il Nihon Ryori (cibi preparati al ristorante), con il Yōshoku (cibi giapponesi ispirati alla cucina occidentale) o con il complesso Kaiseki, pasto costituito da diverse portate (cucina raffinata giapponese)1. Come si può immaginare i film di Miyazaki presentano buona parte degli stili culinari sopracitati: dallo snack già pronto da mangiare camminando fino ai raffinati banchetti offerti in occasione delle serate mondane. Tutto ciò che è commestibile è carico di una capacità quasi sovrannaturale che ci fa desiderare ardentemente di gustarlo.  

 

 

Queste voglie non toccano solamente persone di qualsiasi età ma anche gli esseri mitologici ed i numerosi animali che caratterizzano molti film di Miyazaki e dello studio Ghibli. In Kiki – Consegne a domicilio il gatto Gigi viene rappresentato mentre gusta dei soffici pancakes in compagnia della sua padrona Kiki. In La città incantata gli spiriti della fuliggine, che sono stati letteralmente creati da un fabbro dalle tante braccia per alleviare il carico di lavoro, sono rappresentati mentre corrono freneticamente gli uni contro gli altri per raccogliere la loro parte di konpeito (zucchero candito). Infine in Ponyo il pesciolino rosso Ponyo divora una grossa fetta di prosciutto che cade per errore dentro il secchiello dove era tenuta in quel momento. Questo approccio, che unifica tutti gli esseri in un amore devoto e passionale per il cibo, evidenzia un aspetto chiave dell’opinione di Miyazaki e dello Studio Ghibli sul cibo e la narrazione ossia ‘[che mentre] i cibi che appaiono [nei film] non sono particolarmente speciali…la loro apparizione nei film ha sempre un significato speciale…scene di pasti informali sono intrise di una straordinaria importanza narrativa’2. In sintesi un film di Miyazaki e dello Studio Ghibli non sarebbe completo senza la sua componente alimentare. 

 

Ripensandoci, alcune delle mie scene preferite nei film di Miyazaki e dello studio Ghibli comprendono proprio il cibo. Cito spesso la natura famelica di “Senza-Volto” in La città incantata: viene rappresentato mentre partecipa ad un banchetto costantemente rifornito da molti personaggi minori che lavorano ai bagni pubblici di Yubaba e che urla in modo stridulo ‘Voglio mangiare TUTTO!’. Molti miei amici hanno fatto particolare riferimento alla loro attrazione per la scena di preparazione della colazione in Il castello errante di Howl, in cui le vivaci fiamme personificate preparano uova all’occhio di bue e spesse fette di bacon. Un amico ha addirittura curiosamente sottolineato ‘Io nemmeno lo mangio il bacon. Non l’ho addirittura mai assaggiato. Sono musulmano. Eppure, per qualche ragione provo invidia ogni volta che guardo quella scena’. Un altro amico ha ricordato la panetteria in Kiki – Consegne a domicilio con la sua pittoresca posizione in riva al mare ‘[La panetteria] mi è sempre parsa molto rassicurante…Accolgono questa bambina e la aiutano a trovare la sua strada. Molto virtuoso e sano…Nello stesso modo in cui il pane fresco appena sfornato è genuino. Ha il sapore di effervescenza collettiva’. Mi rende felice sapere di non essere la sola a provare questo interesse per la rappresentazione del cibo nei film di Miyazaki e dello Studio Ghibli. Del resto, Miyazaki e lo Studio Ghibli sono ben consapevoli dell’amore del pubblico per il loro stile di animazione del cibo.

 

A.   D.    V.   E.   R.   T.   I.   S.   I.   N.   G.

 

Nella verdeggiante Mitaka, nella periferia occidentale di Tokyo, si trova il famoso Museo Ghibli, un omaggio all’eredità artistica lasciata dallo Studio. Ispirato ai paesaggi dei film del passato, il museo invita i suoi visitatori a ‘perdersi tutti insieme’, immergendosi nelle realtà molteplici e multiformi dello Studio Ghibli. Negli ultimi anni il museo ha ospitato una mostra dal nome Delizioso! Animare pasti indimenticabili che trattava l’amore dello studio per il cibo e la sua animazione. Come illustra la descrizione della mostra ‘…queste scene di pasti sono invitanti ed incantevoli. Non vi è necessità di alcun dialogo per trasmetterne la prelibatezza e la felicità’3. Curata da Goro Miyazaki, regista e figlio di Hayao Miyazaki, questa esposizione si compone di due parti e riunisce numerosi esempi di film al fine di analizzare il metodo utilizzato dallo Studio Ghibli per la rappresentazione del cibo che ‘appare anche più squisito che nella realtà’4. La mostra sottolinea l’importanza del legame tra cibo e memoria, tra cibo ed emozioni e l’uso del movimento per trasmettere il realismo nelle realtà disegnate. 

 

“Come illustra la descrizione della mostra, ‘…queste scene di pasti sono invitanti ed incantevoli. Non vi è necessità di alcun dialogo per trasmetterne la prelibatezza e la felicità’”

 

Hayao Miyazaki spiega in Starting Point (2009), un volume di saggi ed interviste, che gli anime si trovano sulla sottile linea di confine tra fantasia e realtà; gli animatori ‘devono creare vite che sembrino talmente reali…[che] il mondo raffigurato potrebbe potenzialmente esistere’. Di conseguenza il perfezionamento del processo di rappresentazione del cibo e della sua consumazione è necessario5. Benché mangiare possa sembrare a volte banale, si può trovare così tanta bellezza in tutti gli aspetti che lo compongono: consistenze, viscosità e colori sono solo alcuni di questi. Vengono in mente numerose scene del repertorio di Miyazaki e dello Studio Ghibli: dense e luccicanti zuppe di ravioli in La città incantata, splendenti e scintillanti cucchiai di miele in Ponyo, vino che viene fatto roteare nel bicchiere in Porco Rosso (1992), croccanti fettine di cipolla rossa e formaggio su generose fette di pane in I racconti di Terramare (2006) e sfrigolante tempura di sugarelli in La collina dei papaveri (2011). 

 

Vi starete probabilmente ancora chiedendo: com’è possibile che questi disegni di cibi siano così invitanti? Come si può desiderare qualcosa che non si è mai assaggiato prima? Come può un’immagine di qualcosa che non si conosce essere così intrinsecamente ‘perfetta’? Penso molto a queste domande quando guardo i film di Miyazaki. C’è dell’ordine in questa follia? Esiste una qualche formula magica per catturare l’essenza di ogni tipo di cibo? Nel suo libro Capire il fumetto: l’arte invisibile (1993) il fumettista e studioso di arti grafiche Scott McCloud sostiene che i disegni generano un senso di universalità attraverso la riduzione all’essenziale delle immagini: solo i dettagli più ‘importanti’ e ‘rilevanti’ vengono enfatizzati come fondamento dell’oggetto o dell’idea rappresentati6. La caratteristica forma curva di una banana, l’interno fibroso di un ananas o i segni della griglia su una fettina di carne o su delle verdure: è questa ricchezza di particolari che porta l’immaginario dei film di Miyazaki e dello Studio Ghibli al confine con la realtà. I cibi nei film appaiono irreali ma al contempo reali. È facile identificarsi nelle scene dove il cibo è presente, le emozioni sono crude e la nostra fame di conoscere gli sviluppi della trama e di veder rappresentate nuove cucine cresce. 

 

Ci sentiamo arrabbiati insieme a Kiki quando la torta di zucca ed aringhe di un suo cliente viene respinta da una nipote angosciata. Ci immedesimiamo in Chihiro mentre mangia un onigiri e le rimangono alcuni chicchi di riso sul volto. Siamo rimasti affascinati dal cambiamento di idea di Senza-Volto mentre mangia una fetta di torta con la sua tazza di tè in compagnia di Zeniba e abbiamo provato una profonda tranquillità guardando Satsuki preparare con immensa precisione un obento per la sua famiglia. Guardando i film di Miyazaki siamo immersi in ritmi di vite mai vissute e acquisiamo il gusto per cibi (a volte) mai assaggiati. Mentre gustiamo la rappresentazione del cibo nei film, ne stiamo contemporaneamente assaporando la formula visiva perfezionata. In un certo senso, mentre ci godiamo i film di Miyazaki e dello Studio Ghibli stiamo vivendo (e mangiando!) la fantasia della vita quotidiana.


Footnotes:

1. Stalker, N.K., 2018. Devouring Japan : global perspectives on Japanese culinary identity, New York, NY.

2. Ghibli Museum, accessed on 03.09.2019: http://www.ghiblimuseum.jp/en/exhibitions/

3. Ibid.

4. Ibid.

5. Miyazaki, H., 2010. Starting point 1979-1996, San Francisco, Calif. : London: Ghibli Library ; Simon & Schuster [distributor].

6. McCloud, Scott. Understanding Comics: [the Invisible Art]. New York: HarperPerennial, 1994. Print.

 

References:

Mahler, J. (2017): “The Addictive Animated Food of Miyazaki Films”, accessed on 03.09.2019: https://www.thrillist.com/entertainment/nation/hayao-miyazaki-movies-animated-foodporn

 

Illustrations copyright:

• Ponyo on the cliff: ©2008 Studio Ghibli / NDHDMT.

• Howl’s Moving Castle: ©2004 Studio Ghibli • NDDMT.

• Spirited Away: ©2001 Studio Ghibli • NDDTM.

• Kiki’s Delivery Service: ©1989 Eiko Tsuno, Studio Ghibli, N.

• My Neighbor Totoro: © 1988 Studio Ghibli.


Articolo originale in lingua inglese | Traduzione all’italiano: Gloria Bernardi


About the author

Ashley Thuthao Keng Dam

Thao (they/them) is a medical anthropologist, budding ethnobotanist, and final year PhD candidate in Ecogastronomy, Education, and Society. Their research focuses on traditional food-medicines in Cambodia. They are the host of the podcast Bites of the Round Table, editor of the food and arts zine Gastronomical Grrrls, and write freelance on topics such as food, migration, and media. Their agenda? Dismantling the kyriarchy.

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